CEFALEA CERVICOGENICA

Il termine “cefalea cervicogenica”, coniato nel 1983 da Ottar Sjaastad, descrive una sottocategoria di pazienti con mal di testa e concomitante dolore cervicale, anche se l’eziologia è ancora incerta.

È un tipo di cefalea secondaria. Si tratta di un disturbo molto comune che colpisce il 47% della popolazione mondiale con almeno una delle sue forme.

Questo tipo di disturbo viene classificato in tre gruppi: cefalee primarie, cefalee secondarie e nevralgie.

A)    Le cefalee primarie (emicrania, cefalea di tipo tensivo, cefalea a grappolo ecc.) sono quei mal di testa la cui causa è da ricercarsi nel substrato neurologico della persona affetta, che risulta essere più sensibile e avere una minor adattabilità agli stimoli nocicettivi.

B)     Le cefalee secondarie, di cui fa parte anche la cefalea cervicogenica, sono quelle cefalee che presentano una causa ben identificabile. Nel caso specifico della cefalea cervicogenica, la sorgente del dolore è da ricercare nel rachide cervicale.

C)     Le nevralgie sono invece quei dolori dovuti alla lesione o all’irritazione di uno o più nervi sensitivi.

SINTOMI E SEGNI DELLA CEFALEA CERVICOGENICA

I sintomi della cefalea cervicogenica sono spesso sovrapponibili a quelli di altre cefalee e per questo motivo capita che questo tipo di mal di testa non sia identificato (il dolore cervicale è caratteristica predominante nell’emicrania).

I sintomi tipici di cefalea cervicogenica sono caratterizzati da un dolore unilaterale che non cambia lato, spesso a insorgenza dal collo con uno sviluppo postero-anteriore, che comincia quindi dal rachide cervicale o dall’area sub-occipitale e arriva all’occhio o alla tempia. Il dolore è di solito di intensità moderata o in alcuni casi severa ma non di tipo pulsante, caratteristica che permette di differenziarlo dal dolore emicranico. Talvolta il dolore può scendere verso la spalla o il braccio omolaterale.

Correlati al dolore possono essere presenti, ma solo occasionalmente e di grado moderato, nausea, fotofobia e/o fonofobia, senso di instabilità, visione offuscata unilaterale al dolore, difficoltà nella deglutizione ed edema unilaterale soprattutto nell’area perioculare.

I sintomi sono innescati dai movimenti del collo, posizioni protratte del capo, posture scomode mantenute.

La frequenza degli attacchi è variabile ma può arrivare anche fino ad un episodio al giorno, soprattutto in seguito a traumi cervicali.

Secondo l’International Classification of Headache Disorders i criteri diagnostici sono:

  • segni clinici, laboratoristici e/o radiologici di una malattia o di una lesione del rachide cervicale o dei tessuti molli del collo che sia dimostrata essere causa di cefalea;

  • evidenza del rapporto di causa-effetto dimostrato da almeno due dei seguenti criteri
    1) la cefalea si è sviluppata in stretta relazione temporale con l’esordio del disturbo cervicale o con la comparsa della lesione cervicale;
    2) la cefalea migliora o scompare parallelamente al miglioramento o alla remissione del disturbo o della lesione cervicale;

  • la mobilità del collo è ridotta e la cefalea peggiora con manovre provocative;

  • abolizione della cefalea dopo blocco diagnostico di una struttura cervicale o di un nervo che ad essa si distribuisce;

  • non meglio inquadrabile da altra diagnosi dell’ICDH-3.

TRATTAMENTO DELLA CEFALEA CERVICOGENICA

La fisioterapia è il trattamento di prima scelta nella cefalea cervicogenica ed è rivolta principalmente alle disfunzioni del rachide cervicale che generano i sintomi.

Le disfunzioni possono riguardare la mobilità articolare, la funzione neuromuscolare oltre a possibili alterazioni del sistema nocicettivo.

Una diagnosi è fondamentale per impostare un trattamento efficace multimodale con la terapia manuale e gli esercizi terapeutici. Numerosi studi hanno evidenziato l’efficacia della manipolazione dei segmenti cervicali superiori, anche se sono necessari ulteriori studi clinici di buona qualità metodologica.

 

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